È ancora possibile scrivere versi dopo Auschwitz? Può il poeta dare voce ai “sommersi” nei Lager nazisti? Che significato hanno per noi oggi, da una distanza diversa, le poesie dedicate alle vittime dell’Olocausto? E i versi di Amsterdam, ispirati dal ricordo di Anna Frank, «anima che s’irraggia ferma e limpida / su migliaia d’altri volti»? A 60 anni dalla pubblicazione, Gli strumenti umani di Vittorio Sereni ci offrono l’occasione per rispondere a queste domande e per riflettere sulla memoria della Shoah, intesa non come rievocazione di una tragedia passata, ma come ricerca del senso di quella tragedia nel tempo presente.
Ne parlerà il prof. Enrico Farina nel prossimo incontro del ciclo I Martedì della Letteratura, dedicato a Vittorio Sereni, uno dei più importanti poeti della generazione dopo Montale. Martedì 7 gennaio dalle 14.30.
Farina Enrico
Docente